Fare due passi nel cuore antico della
tua città, fino a scorgere, tra i vicoli stretti, luci insolite da
uno dei suoi angoli più belli: nella suggestiva Chiesa della Morte
un vernissage fotografico mostra le anime delle città a chi vuole
aprire la propria per conoscerle. Fotografi professionisti e non, a
volte semplici appassionati (anche se non c’è mai nulla di
semplice in una passione) hanno scelto di condividere le loro
emozioni fermate in uno scatto.
Il tema, Le città (in)visibili, presta il fianco ad interpretazioni variegate che hanno colto, di volta in volta, l’aspetto della città che più ha offerto suggestioni all’autore. C’è chi ha scelto di mostrarne il volto imprenditoriale, l’economia che spesso affonda le radici nella sua storia. C’è chi ha letto nei volti della gente un’espressione tale da saper raccontare storie ancestrali in fermo immagine. Qualcuno ha mostrato come un cielo oscuro dominato dalla luna, signora della notte, sappia fondersi armoniosamente col silenzio delle strade. Qualcuno ha creduto di scorgere nei puntelli in legno che reggono antiche pietre in una strada silenziosa gli stessi puntelli che reggono la nostra storia di cittadini di quella città.
Ora attraverso le armonie dei colori, ora con l’incanto del bianco e nero, ogni fotografia racconta una maniera di amarla, la città, e non importa se, anche agli occhi di un profano, la capacità di padroneggiare una tecnica o la possibilità di disporre di strumentazioni sofisticate, si evidenziassero nettamente; quello che ha reso “viva” questa mostra è proprio l’accostamento di tante voci, alcune più grezze, altre più raffinate, tutte espressive perché capaci di tradurre in immagine un moto dell’anima, un’emozione. Quella emozione di sentirsi parte di un bene comune, la città appunto, un bene così comune da perdere connotazioni proprie fino a fondersi in un ideale di città unico che sa scoprire più cose in comune che differenze pur avendo nomi diversi.
Ed ecco il tema: ad un primo sguardo negli scatti le città “visibili”, quello che è evidente all’occhio (un particolare, una strada, un colore); ad uno sguardo più attento si mostra invece quello che accomuna le città le une alle altre ed è “invisibile” solo a chi non sa guardare, ovvero l’essere vita pulsante fatta di sfumature straordinarie, a volte grigie, a volte solari, sempre emozionanti.
Alessandra Farinola
Il tema, Le città (in)visibili, presta il fianco ad interpretazioni variegate che hanno colto, di volta in volta, l’aspetto della città che più ha offerto suggestioni all’autore. C’è chi ha scelto di mostrarne il volto imprenditoriale, l’economia che spesso affonda le radici nella sua storia. C’è chi ha letto nei volti della gente un’espressione tale da saper raccontare storie ancestrali in fermo immagine. Qualcuno ha mostrato come un cielo oscuro dominato dalla luna, signora della notte, sappia fondersi armoniosamente col silenzio delle strade. Qualcuno ha creduto di scorgere nei puntelli in legno che reggono antiche pietre in una strada silenziosa gli stessi puntelli che reggono la nostra storia di cittadini di quella città.
Ora attraverso le armonie dei colori, ora con l’incanto del bianco e nero, ogni fotografia racconta una maniera di amarla, la città, e non importa se, anche agli occhi di un profano, la capacità di padroneggiare una tecnica o la possibilità di disporre di strumentazioni sofisticate, si evidenziassero nettamente; quello che ha reso “viva” questa mostra è proprio l’accostamento di tante voci, alcune più grezze, altre più raffinate, tutte espressive perché capaci di tradurre in immagine un moto dell’anima, un’emozione. Quella emozione di sentirsi parte di un bene comune, la città appunto, un bene così comune da perdere connotazioni proprie fino a fondersi in un ideale di città unico che sa scoprire più cose in comune che differenze pur avendo nomi diversi.
Ed ecco il tema: ad un primo sguardo negli scatti le città “visibili”, quello che è evidente all’occhio (un particolare, una strada, un colore); ad uno sguardo più attento si mostra invece quello che accomuna le città le une alle altre ed è “invisibile” solo a chi non sa guardare, ovvero l’essere vita pulsante fatta di sfumature straordinarie, a volte grigie, a volte solari, sempre emozionanti.
Alessandra Farinola
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