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mercoledì 20 giugno 2012

Il clavicembalo per gli occhi, la sinestesia da camera di Louis Bertrand Castel


Un altro mio vecchio articolo sul clavicembalo per gli occhi di Louis Bertrand Castel. Questo gesuita é anche argomento della tesi di dottorato in Letteratura francese che sto preparando all'Université Lumière Lyon II.
Link al mio progetto di tesi:  Louis bertrand castel, un jésuite parmi les lumières




Chiudete gli occhi. Provate a dare un suono all’oscurità. Riaprite le palpebre e tentate di far corrispondere a ciascun colore, presente alla vista, un suono. Richiudete gli occhi e lasciate che suoni e colori riaffirono, senza distinzione di campo sensoriale, popolando l’oscurità e il silenzio. Ecco realizzata una sinestesia, ovvero, un cortocircuito percettivo dovuto ad un intrecciarsi di due o più sensi. Adesso, immaginate un vecchio pianoforte, suonato da un bizzarro ed impacciato compositore, dal quale si levano colori e contemporaneamente suoni. Ecco “il clavicembalo per gli occhi”, antenato del moderno pianoforte, progettato e forse realizzato, nel diciottesimo secolo, da un eccentrico francese: Louis Bertrand Castel. Oggetto di innumerevoli e appassionanti studi, la fruizione sinestetica è stata lungamente inseguita confidando nel motto oraziano “ut pictura poësis” (la pittura è come la poesia e viceversa) che, già secoli addietro, rivelava una particolarissima affinità elettiva tra le arti. Il clavicembalo per gli occhi è stato, probabilmente, il più celebre e curioso tentativo di tradurre in pratica la teoria che leggeva, in quella tra luce e suono, “la più bella e incontestabile delle analogie”, tesi, già, di un Athanasius Kircher che definiva il suono “emulo” della luce. Louis Bertrand Castel, invece, tentò di compiere il passo successivo: la creazione di uno strumento meraviglioso col quale vedere i “colori in movimento” ed ascoltare i suoni ben “incarnati” su una tela “animata e vivente”. Il gesuita Castel , redattore delle Mémoires de Trévoux, sistematizzò nello scritto “Ottica dei colori”, edito nel 1740, le teorie riguardanti una reale fruizione sinestetica del colore e del suono. La ragione di tale asserita affinità era, a suo dire, intuitiva o, meglio, “analogica”. Infatti: premesso che il suono e il colore nascono dalla vibrazione ed entrambi “procedono armonicamente”, ovvero come un suono grave tende a quello più acuto così il colore scuro tende al più chiaro, non era poi così assurdo associare ad ogni suono un colore e viceversa. E poi, se c’è una nota fondamentale, il do, che genera il mi e il sol, come vi è anche un colore essenziale, il blu, che racchiude il giallo e il rosso, il gioco è fatto. Ecco creata, così, una scala, ben inteso, con tutte le sfumature di colore e suono intermedie, valida tanto per l’uno, quanto per l’altro. Ad ogni tasto del clavicembalo per gli occhi e, dunque ad ogni nota, era associato un colore visivamente rappresentato da una stoffa dipinta o da un vetro colorato che apparivano e scomparivano a seconda della leva pigiata. Tuttavia, permane il dubbio se Castel sia mai riuscito a tradurre in pratica ciò che già nel 1725 giurava in teoria. Eppure, Denis Diderot, nella “Lettera sui sordi e sui muti”, assicura di aver visto lo strano strumento pienamente funzionante salvo, poi, clamorosamente smentirsi. Infatti, il francese, nella sua “Encyclopédie”, alla voce “Clavicembalo oculare” offre sì una minuziosa descrizione della macchina, ma allo stesso tempo chiosa: “la costruzione del clavicembalo per gli occhi è così singolare che solo il pubblico poco illuminato può lamentarsi del fatto che la sua fattura sia sempre in corso e che non si completi mai” lasciando intendere, tra le righe, come il clavicembalo fosse più un “oggetto per la mente” che qualcosa di realizzato o realizzabile. Più tranchant, invece, il giudizio di Rousseau a proposito del gesuita: “Quest’uomo è folle!”. Opinione pregiudicata dalla querelle con lo stesso Castel che accusava il filosofo ginevrino di instillare il germe della rivolta libertaria risultando, così, “inviso alla monarchia” e, addirittura, “a Dio stesso”. Voltaire, invece, con la sua solita ironia pungente, tratteggia il gesuita come un petulante “Archimede” sempre pronto a importunare il prossimo con le sue inutili e sciocche stramberie. Le innovative idee di Castel, riprese da Goethe nella sua polemica anti-newtoniana, esercitarono, tuttavia, una forte influenza nei secoli a venire. Il compositore russo Skrjabin, ad esempio, utilizzava, per le sue esibizioni, un pianoforte dai tasti colorati; Kandinskij nel suo “Lo spirituale nell’arte” stabiliva, nuovamente, “corrispondenze” tra suono e colore paragonando il “suono” del giallo a quello di una squillante tromba, il rosso a quello di una tuba e il blu quello di un flauto. Ma, alla luce della fisica contemporanea, sarebbe possibile, o per lo meno immaginabile, la creazione di uno strumento perfettamente sinestetico? La scienza risponde negativamente decretando come la luce e il suono si propaghino nell’ambiente con velocità diverse sollecitando, così, in tempi differenti, i recettori della vista e dell’udito. Non rimane che consolarsi ricordando il fenomeno chiamato “orecchio assoluto”, ovvero, la capacità di alcuni musicisti, Mozart o Miles Davis per intendersi, di riconoscere, udendolo, un “sol” come noi identifichiamo con la vista un rosso, evidenziando così, ancora una volta, somiglianze tra musica e colore; oppure si potrebbe sottolineare come esistano effettivamente soggetti “sinesteti” che esperiscono, quindi, la realtà circostante per mezzo di una percezione combinata dei sensi.
Una cosa rimane pur certa a distanza di secoli: il mondo che ci circonda è tuttora un intricato enigma come pure lo è la nostra modalità di rapportarci ad esso.


Chi era Louis Bertrand Castel? 


L'Ottica dei colori di Castel, manuale per la sinestesia 





3 commenti:

Benedetta ha detto...

Felice che le sue ricerche continuino! Ho citato la sua traduzione in un saggio apparso di recente sulla lunga storia che dal clavicembalo oculare porta fino a Skrjabin.

Marco ha detto...

Buongiorno. A breve pubblicherò un'altra traduzione in italiano di un testo di Castel. I miei interessi attuali sul gesuita vertono piuttosto sui suoi rapporti con gli Illuministi e sul suo ruolo di redattore nel Journal de Trévoux. Mi piacerebbe restare in contatto con Lei. La mia mail è: marcocav82@hotmail.com . La ringrazio e a presto! Marco

Unknown ha detto...

Buonasera ad entrambi il blag è ancora attivo? Desidererei avere vostre notizie su Castel