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domenica 8 maggio 2016

Il giro del mondo in un vecchio camper del 1982, follia? No, è Il progetto Vostok100k.


Anni fa, una sera, una di quelle calde sere pugliesi, si parlava del più e del meno, di politica estera, di musica, storia, storie di guerra e giornalismo, di viaggi.
E Lorenzo, Lorenzo Scaraggi, dalla sua barba incolta tirò fuori una delle sue frasi che tanto mi hanno fatto poi riflettere: "E' nei momenti di crisi che si deve partire". Intesi la parola “crisi” come momento di rottura tra un prima e un dopo, a livello di emozioni, di desideri e di sfide. Quelle parole svelarono il mio animo, eterno irrequieto e sempre “in crisi”.
È passato del tempo da quella sera d'estate, ma intatta è rimasta la voglia di ascoltare i suoi viaggi, le sue storie.
Lorenzo, oggi, questa crisi la combatte, o la alimenta, viaggiando e raccontando.
E lo fa alla sua maniera. Alla guida di un camper del 1982, è il capitano del progetto Vostok100k.
L'obiettivo? Il giro del mondo!

Ciao Lorenzo, raccontaci un po' di te

Sono un viaggiatore, lo sono sempre stato.
Nasco come giornalista, ho studiato storia e poi la voglia di essere testimone dei fatti contemporanei mi ha portato a viaggiare, come fotoreporter, anche in posti di guerra.
Per esigenza creativa, nel corso degli anni, ho ampliato le mie competenze.
Ho iniziato anche a girare video.
Lavoro ormai da anni come fotografo e videomaker, ma adesso non riesco più a darmi una categoria, a trovare una collocazione tradizionale; per questo, ormai, mi considero un viaggiatore, un narratore di luoghi e di incontri e per questo a 40 anni sto mettendo a frutto tutto quello che so fare, che ho imparato a fare nel corso degli ultimi 20: viaggiare e raccontare.

Il tuo progetto in dieci righe?

Sono ormai 3 anni che lavoro al progetto Vostok100k. Il progetto era nato con un mio amico, Peppino. Eravamo in giro per il Sahara quando abbiamo deciso di comprare un vecchio camper e di viaggiare. Ecco che tornati in Italia siamo passati all’azione. Abbiamo trovato un vecchio Sven Hedin, Volkswagen e l’abbiamo ribattezzato Vostok, in onore della prima missione dell’uomo nello spazio. L’idea era quella di fare il giro del mondo, ma a volte gli equipaggi si perdono, prendono strade differenti, così sono rimasto solo e ho continuato a viaggiare.
Adesso ho deciso di iniziare a realizzare quel giro del mondo tanto sognato.
Inizierò dall’Europa con il progetto “Borders”, un viaggio di 20mila km lungo i confini dell’Europa.
Fare il periplo dell’Europa per girare un documentario, raccontare sui social e realizzare un reportage andando alla ricerca di storie di confine.

Il tuo itinerario?

Partirò dall’Italia e andrò verso ovest, costeggiando il mare lungo Francia, Spagna, Portogallo e poi verso est lungo la costa fino all’Estonia, dunque costeggiando l’ex Unione Sovietica fino in Turchia, poi Grecia e Balcani per tornare a casa.

Raccontare storie di confine, una crepa nei muri dell'indifferenza?

Viviamo in tempi in cui la gente sta tornando ad avere paura dei confini.
Per molti i confini vanno fortificati, vanno corazzati, vanno guarniti di muri e filo spinato.
Sono un uomo Pugliese, orgoglioso figlio del Mediterraneo, noi pugliesi siamo bastardi per eccellenza, dalla mia terra sono passati Greci, Albanesi, Francesi, Spagnoli, Africani nel corso dei millenni.
Oggi qualcuno dice che i mari vanno controllati, vanno pattugliati e questo va contro la natura di quello che noi siamo.
L’Italia ha la forma di un ponte proteso verso il mediterraneo, la forma di un molo e un molo serve per accogliere e non per respingere.
Voglio ricordare alla gente cosa significhi confine. Un confine deve essere una linea di congiunzione e non una crepa.
Da questo parte il mio concetto di confine.
Una salina racconta la storia di un confine naturale, la musica popolare, la cucina etnica, i porti delle grandi città, fino ad arrivare ai confini dove oggi si sta consumando la tragedia umanitaria più grave della storia dell’Europa contemporanea: i confini con i profughi, con chi proviene dalle guerre, i confini con la Macedonia, ma anche l’Egeo. Questo è il significato di confine che voglio approfondire.

Tempo fa mi dicesti: "E' nei momenti di crisi che si deve partire".
Puoi oggi spiegarci meglio il senso di questa tua frase?

Te l’ho detto qualche anno fa ma credo che oggi valga ancora di più.
Ho sempre inteso il viaggio come arricchimento, come ricerca, non solo personale, della verità, dei fatti, della cronaca, della realtà. Partire per vedere da vicino, per crescere, per poter riferire quello che accade.
Un tempo i viaggiatori erano sacri perché portavano notizie nuove di paese in paese.
Questo è il mio senso del partire.
E poi, sì, viviamo decisamente in un periodo di crisi, è in corso una crisi totale dei valori dell’Europa. Questo è sotto gli occhi di tutti. Tutto è messo in discussione, tutto sta cambiando, non evolvendosi,  ma accartocciandosi su sé stesso.

Dopo questo ennesimo viaggio, cos'altro bolle in pentola?

Girerò un documentario e vedrò cosa farne. E poi non lo so, ma sai, per un viaggiatore la partenza e il ritorno sono solo delle parentesi che racchiudono un milione di alibi che hanno un solo scopo: ripartire.

Perché è importante contribuire economicamente al tuo viaggio?

Ho sempre considerato, vissuto i social nell'accezione più trasversale e democratica possibile. Sulla mia pagina non solo documento viaggi, ma vado alla ricerca di consigli. Considero il termine condivisione quanto di più democratico esista nella terminologia che usiamo tutti i giorni.
Presto lancerò sulla mia pagina un appello a consigliarmi storie di confine, cosicché io possa andare nei luoghi consigliati e documentare, raccogliere le testimonianze.
Finanziare questo viaggio vuol dire prendere parte a un grande progetto.
Prendere parte in questo progetto con una donazione vuol dire aiutarmi nella costruzione di un progetto che racconti i confini, senza filtri (a parte quelli fisiologicamente esistenti nella visione relativa delle cose, naturalmente), senza troppe cerimonie, con un linguaggio semplice, con gli occhi di chi è curioso da sempre di vedere da vicino, di fotografare, di documentare se i confini sono realmente presenti nella testa piuttosto che nel cuore, nella vera essenza delle persone, dei popoli, della politica, dell’uomo.
Diventare produttori del viaggio, del documentario, del reportage che tutti vorrebbero realizzare.
Il progetto “borders” è un viaggio nel viaggio dell’anima.

Per saperne di più: pagina Facebook del Vostok100k




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