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domenica 17 giugno 2012

"Cocci di disagio esistenziale", tre poesie di Agostino Colamaria




I cocci di disagio esistenziale sono frammenti di pensieri notturni, pensieri che sfuggono al volo razionale della civetta d'Atena e che, per acquisire ontologia, devono dichiararsi su carta. Questa serie di tre poesie, proposte da Agostino Colamaria, esprimono questo senso altro, questo scostarsi dalla via illuminata alla ricerca del lumicino che svela l'umana condizione. Il mescolare la brevità frammentata del verso con un linguaggio talvolta ricercato, altro ed intimo, rendono, infine, l'immagine di una coscienza costretta nel quotidiano che si risveglia e canta quando la civetta tace.
Buona lettura.


Trasfiguro
in quel che già sono
per ingannare le ore
che mi tengono saldo
a un’ indolente sospensione.
Giorni, ore, vite
tutto quel che già so
s’imprime sfuggente come marchio
di un’inevitabile ignoranza.
Aspetto un rivolo d’aria;
spezzo in più e più
il circolo di eterne questioni.
Solo un silenzio
risponde a domande taciute,
sereno in quel che già so
un passo oltre la morte.


“Sono io il poeta”

E’ di questa natura
descrivere storie
e narrare cose
con la parola acerba
più che un frutto
ammantato di vernice.
Relegare memorie
Disunire la logica,
di questa materia
è fatto il pane
che ogni dì alla bocca
si porta.
E come il presto
è vaniloquio
così nell’istante
il tempo crea
la sua lingua
di pietra.


Calpestando sudari
ho trascorso intere notti
a cercare la domanda
esatta a una risposta
già nota; mentre avvampava
la chioma funerea
che su me pesava come
il destino più opprimente
come un passo lungo
quanto il niente prolunga
il suo cammino verso
il sempre.
Così strozzai un rantolo
divoratore, guardando con occhi
di mollusco il filo intrecciato
delle mie esanimi parole
sbrindellate, a pezzi sparsi
come il morto mio cuore.

  






Civetta Su Grave, Caspar Friedrich,  Puskin Museum, Mosca, Russia 

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