Uno sguardo sull'arte contemporanea
pugliese non puo' prescindere dal contemplare i due termini di
avanguardia -intesa come multimedialità- e tradizione. Nel connubio
tra queste due parole nasce il germoglio della creatività
meridionale. La multimedialità tra le arti, ovvero la
compenetrazione delle une nelle altre, rende all'unisono il canto
della creatività umana, canto e gioia dell'essere che, come ricorda
Jean-Jacques Rousseau, é nato nel sud del mondo; a Sud, "i
bisogni nascono dalle passioni", ovvero il bisogno di fare,
il bisogno d'artigianato e il bisogno di ogni artista d'esser
artefice, nasce da questo uscir fuori di sé col compimento
del gesto creativo che qui diventa condiviso. La Puglia, da sempre
terra di meticciamento, condivisione e contaminazione tra i popoli,
ha influenzato anche le varie forme del fare arte e oggi ne abbiamo
esempio sensuale. Definirei questa collettiva una sorta di tempio
e foresta di simboli, per citare Baudelaire, dove ogni opera
corrisponde ad un'altra, facendo scoprire allo spettatore l'affinità
elettiva che lega la scultura alla pittura, la poesia alla
performance o il canto alla parola recitata. La corrispondenza
oraziana tra pittura e poesia, e in generale tra le varie arti del
fare, da sempre esiste nella nostra terra e si é sviluppata
democraticamente senza veder il prevalere di arti in passato
considerate più alte, ricordiamo, ad esempio, la vecchia diatriba
tra scultura e pittura, tra arte ed artigianato, che in Puglia
perdono di vigore e sono svilite di contenuto. Pensiamo alla pugliese
arte del costruire i trulli, o i meno à la page muretti a
secco delle Murge, che ben possono essere equiparati per perizia
d'uso del materiale e risultato finale alle più innovative strutture
architettoniche a firma d'artista o, ancora, alla ricercata
gastronomia pugliese, arte povera del nutrirsi bene. Il prodotto
umano ed artistico del Levante d'Italia, ponte e porta sul
mediterraneo, non potrebbe intendere se stesso se non in maniera
orizzontale, senza piramidi qualitative: qui il fare, in qualsiasi
declinazione lo si intenda, é sempre uno scambio influente ed
infuenzato, lo si potrebbe definire baratto del creare,
dove ogni artista, posto dinanzi ad un altro creatore o ad uno
spettatore, cede un po' di sé per poi risultare complementare
all'arricchimento del donatore o del beneficiario. Lo spirito della
presente collettiva, quindi, si pone nel solco della tradizione che
in Puglia é sinonimo da sempre di innovazione sinestetica,
multimediale se vogliamo, termine d'uso moderno indicante tuttavia
una facoltà umana che nel sud é canone. Qui, il tradizionale
eccesso di fare, di cui parlavo un momento fa, é sempre inteso come
merce di scambio, base e sostanza del commercio tra le menti.
L'espressione commercio delle menti pare appropriata perché insita
nella stessa é l'idea di viaggio, di quell'uscir fuori di sé
creativo che diventa dinamico. Infatti, come ogni viandante insegna,
paccottiglie o pregiata seta trovano nel viaggio, nel perseguimento
della propria destinazione geografica, il valore aggiunto del
prezioso. Ambizioso, allora, é il cammino di questa collettiva che
fa del viaggio una delle sue ragion d'essere. Le opere, "eccessive
in loro stesse" come "eccedenti sono gli animi degli
artisti", si smaterializzano in una registrazione video, che qui
indica la dimensione del viaggio, per poi essere restituite, sia ben
chiaro sotto altra forma, nell'altra parte dell'Oceano Atlantico, in
quella New York, cuore pulsante dell'arte contemporanea, che tanto
deve al progresso delle idee maturato nella vecchia Europa, idee che
proprio dopo un lungo viaggio sono approdate su quelle coste. Ecco
allora unite ed intrecciate la tradizione e la multimedialità che in
Puglia, come in qualsiasi altra lingua di terra nel mare, hanno
sempre marciato assieme. Il risultato é qui, a Molfetta, in queste
vecchie mura, uno spazio per un fruire d'arte totale, totale ed ampio
come deve essere il respiro e lo spirito di una terra di marinai e
viandanti, terra con lo sguardo rivolto anche ai grattacieli del
mondo a venire, li', dall'altra parte dell'oceano, dove questa
collettiva offrirà un ripensamento delle proprie origini del fare
arte, quasi a voler istituire un atto di paternità da parte di
quella sorta di graffiti presenti sui trulli di Alberobello nei
confronti di quelli più famosi e colorati della metropolitana della
Grande Mela.
Marco Caccavo
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