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Percepire il proprio territorio è un uscir-fuori-di-sè nella relazione conl'Altro, sia esso Mondo o Soggetto. L'esperienza dell'Essere a Sud è un vivere diverso,una dimensione surreale o anti-reale se rapportata ai canoni della vita produttiva.Se il sentire avverte come terreno fertile la calura meridionale, o lo sbadigliare svogliato di chi rimanda gli impegni a domani, ci pare doveroso iniziare a considerare come reale un vivere agli antipodi della vita attiva del nord del mondo. La funzione di pungolo delle menti e dei cuori, che da sempre l'Arte ha ritagliato per sè,è una buona scusa per riprendere le fila di un vivere a Sud troppe volte tacciato d'essere solo buona cosa per turisti. Una cultura altra non può solo essere sollievo o seconda casa per le vacanze. Il meridione, da noi inteso, non è solo un bel posto, non c'è solo la buona cucina o il bel mare. Il vivere a Sud è una dimensione dell'Io più etica, dove il tempo riprende il proprio tempo, dove viene spontaneo cogliere la bellezza dalla natura non perchè qui essa siapiù bella, ma perchè qui è l'esser uomo ad essere più bello.
La mostra si sviluppa in due spazi espositivi.
L'interno della Chiesa della Madonna del Carminera ccoglie tracce del sentirsi a Sud.
Artisti dal linguaggio espressivo eterogeneo indagano, ciascuno col proprio codice linguistico, aspetti della bellezza del vivere a mezzogiorno.
Le nature morte di Tanzi e i paesaggi di Mastroianni tracciano la malinconia, intrisa a dinamismo, della natura meridionale. Come racconta la fotografia di de Leo, essere a Sud è anche lotta quotidiana per il proprio riconoscimento nei confronti di un sentire comune poco generoso e quasi sempre ineffabile. Il Sud rimane un mistero, un codice non pienamente decifrato, ma gravido d'occasioni d' interpretazione come i lavori di Mazzola, vero oggetto di studio per filologi della mente e del cuore. Essere qui è un continuo dialogo, un continuo domandare e domandarsi il proprio ruolo, il Ma io? che Ursini traccia su tela, per noi, che abbiamo ancora la fortuna diaver tempo per ripensare noi stessi.
Cala Porto ospita scatti rubati da obiettivi innamorati del proprio territorio,
perchè il meridione è anche un cosciente darsi al lento fluire della natura.
De Gennaro sottrae e impressiona versi tra innamorati in un labirinto divicoli che conducono a quell'arbusto dove l'impedimento visivo lascia il posto alla piena contemplazione di sè.
Un Io finalmente dissolto nelle cose di Sud è ciò che regala la fotografia di Fabiana Mastroianni. Qui anche un'orecchietta racchiude il colore di chi è ricurvo in attesa della pioggia per una nuova rinascita tra le erbacce. E quest'alba dona i colori coi quali de Leo dipinge un nuovo sentiero, un percorso tra cielo e pietruzze con campi di grano giallissimo e fecondo.
Non solo colori assolati, ma anche sfumature di grigio sono il vivere meridionale. La pioggia che improvvisamente ti assale è un gioco d icerchi concentrici che disegnano nuove geometrie, improvvise e regolari come quelle colte dalla fotografia di Depergola. Vivere qui è anche vita che ti prende ad ogni angolo, è un balcone che scoppia di colore tra le pietre levigate dal tempo e tra l'andirivieni dipensieri estivi che si cercano lungo le passeggiate serali della Petruzzella. Il meridione è ancora dialogo muto tra ciò che resiste e coloro che passano. Ciò che resta, risuonante ancora di storie andate, ricorda ogni giorno il tacito patto che ci lega allanostra terra, quel patto non scritto col complesso delle ex acciaierie giovinazzesi, colto da Forsmark dormienti, ma in attesa di quel riscatto che verrà per loro come per noi, gente diversa, gente di Sud.
Marco Caccavo
marcocav82@hotmail.com
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