Di seguito posto il mio articolo su Miroslaw Balka apparso sul numero 201 di D'Ars, Marzo 2010...buona lettura!
"How it is", interno, Unilever Series, Turbine Hall, Tate Modern |
Entrato, mi chiedo: "Beh e l'opera
dov'è?" Un momento dopo,mi accorgo che l'Opera trionfa. Eccola.
Nella Turbine Hall, un'enorme struttura
metallica, tredici metri per trenta, è "How it is" di
Miroslaw Balka, poliedrico artista polacco partecipe delle Unilever
Series del museo britannico.
Balka, già visto alla Biennale
lagunare del 1993, è artista malleabile all'uso dei più disparati
materiali tra i quali capelli, sapone e cenere con cui disegna il
male di vivere e l'inquietudine della Fine, onnipresente memento mori
ereditato da suo padre, scultore di pietre tombali.
La struttura rettangolare, essenziale e
sublime nella sua perfezione geometrica, ma totalmente buia
all'interno, è una chiara allusione alla rampa d'ingresso al ghetto
di Varsavia o ai vagoni che deportavano gli ebrei verso i campi di
Auschwitz e Treblinka. E come quegli uomini stipati all'interno di
camere oscure facevano la Storia, noi spettatori siamo invece
l'Opera, la sua Storia.
"How it is", rampa d'ingresso, Unilever Series, Turbine Hall, Tate Modern |
Dannatamente non si riesce nemmeno a
distinguere un contorno di viso umano: pur in compagnia si è soli,
non si riescono a percepire nemmeno le proprie membra. Qui no, qui
c'è l'assoluta oscurità dei sensi e della mente: un black out. È
una sensazione strana, forse inumana, quella di non avere punti di
riferimento, sapere di essere nudi e soli nella notte senza nè
stelle nè luna. Non si ha più nemmeno un filo di voce per gridare
all'altro il proprio disagio. Qui non c'è un altro, qui ci sei solo
tu: "così com'è", "How It is". C'è ben poco
da comprendere, da afferrare...si ghermisce qualcosa di consistente,
nell'oscurità siamo polvere di stelle, comete senza magi a cui
indicare il cammino. Difficile tradurre in parole che dici umane il
vuoto, quel buio dei sensi che cercano disperati un appiglio. No, non
ora, non qui. Tutto è diverso, adesso; è l'Arte che detta le
regole, devi stare al suo gioco, non c'è via d'uscita. Arte: qui ne
sei parte. Ma ci pensate? Una gigantesca camera oscura. Ci entri e...
il Sublime, il Mistero. Colombo e le sue caravelle. Al suo cospetto
sei solo un ometto od una donniciola piccola piccola, sei il punto
interrogativo che termina ogni tua frase intestina.
Qui, nel mondo dell'Arte, viva,
esistenziale, non conta il tuo nome, non più il tuo lavoro, non il
tuo conto in banca. Qui ci si riappropria del pulsare del proprio
cuore, della propria tempia impazzita. Fuori controllo. Palpi
l'horror vacui, lo mastichi, lo inghiotti. Ma, esso è il nulla,
pervade e sostanzia di mancanza d'essere. Qui, sei solo (con) te
stesso, sei unico autore dello scacco della tua esistenza sensoriale.
Qui non c'è nulla per cui i sensi possano dire "lo sento".
Tutto è nella tua mente, essa è una scatola buia, oppressa da un
coperchio gravoso: è lo Spleen, è Baudelaire e le sue notti
parigine passate alla ricerca di una luce pubblica sempre più fioca,
fino a spegnersi. How It is. Ogni colore, qui, è simile ad un altro:
non esiste, è acquaragia.
Se l'interpretazione di fatti è cosa
ben difficile, interpretare il monumento aere perennis di Balka è
cosa angosciante, proibitiva, ma tuttavia da fare. Non nascondo che
l'istinto di conservazione, a tratti, mi censura lo spendere parole e
pensieri su un'opera così inquietante, ma l'opera è lì...e reclama
a gran voce una impressione, uno sconvolgimento interiore:
un'interpretazione, per quanto dura essa sia. "Così com'è".
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