"Vi
scongiuro fratelli, restate fedeli alla terra"
F. Nietzsche
Cantare e forgiare la
creazione, nello stesso momento i due istinti creatori dell'uomo
prendono forma. Essere creatore di creazioni, facoltà umana di
sentirsi vivi. Uomo e dio allo stesso tempo.
Sarebbero sufficienti
queste poche righe per entrare nel cuore della serata proposta da
James Fontaine, poeta, Thémo Benacer, scultrice, e dai musicisti
Nell Sin e Thomas Stabile. Gli artisti, in occasione del Printemps
des Poètes, hanno elaborato, alla Fondation Carzou di Manosque, uno
spettacolo dove le parole erano messe in musica e ispiravano la
sapiente mano della scultrice Benacer. Durante il corso della
narrazione poetica, la loro capacità, all'unisono, di esprimere le
forme della loro potenza creatrice ha polarizzato l'attenzione del
pubblico.
Simultaneamente i
versi, le note musicali e la terra-argilla si sono
mescolati, durante questa serata, per dar luogo a un corpo, un
corpo unico. Ogni parola componente una poesia, ogni nota fatta
vibrare e ogni granello di materia modellato, contribuiva alla
creazione esteriore, obiettivo sensoriale del fare arte.
Un'opera d'arte raggiunge
il suo scopo quando rinasce nello spettatore, segnata dal vissuto di
questo. L'occhio, l'udito, lo spirito del pubblico, stimolato
ininterrottamente, contribuivano a questa rinascita.
Il pubblico é stato parte
integrante della scena, faceva lo spettacolo, o meglio, generava in
lui stesso la sua propria opera.
Il fine dell'arte é
quello di proporre delle emozioni da lavorare, e gli artisti hanno
restituito questo senso al fare artistico. Hanno proposto delle idee,
hanno dato delle sensazioni da interpretare e a far rinascere. Il
pubblico, stregato, ha giocato il proprio ruolo seguendo le
sensazioni ritmate dalle parole, dal suono...e la materia ha preso
una nuova forma.
I versi di James Fontaine,
sempre minimali in ragione di una poetica essenziale, povera come
semplice e puro é il primo sguardo di un uomo stupito della vita,
sono risuonati come delle parole d'ordine. Queste ultime portavano il
pubblico, accompagnato dalla mano della scultrice e dalla voce degli
strumenti, verso una riflessione sul valore della materialità della
parola, sulla sua potenza creatrice, spesso dimenticati nella società
del parlare senza dire.
Questo spettacolo, o
meglio questo atto teatrale, ha vinto la scommessa : la parola
come ragione d'agire e, come scrive Fontaine, « il gesto come
argomento », hanno ripreso, per una sera, il loro posto.
Marco Caccavo
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