Premetto. Di calcio ne
capisco quanto basta per prendere in giro un amico che ci tiene
troppo o per farmi una birra in più al pub. Per il resto, non sento
il bisogno di pontificare dall'alto dei miei piedi quadrati o di non
so quali esperienze su panchine virtuali.
Ma, tuttavia, un pensiero
a riguardo proprio lo voglio spendere. Sfogliando le pagine
di non ricordo quale quotidiano nazionale, mi sono imbattuto nella
vicenda dei "gol fantasma", che, a quanto pare, tanto
destabilizza gli animi dei tifosi, e nella consueta polemica
"blabblereccia" alla ricerca di una soluzione. I più parlano di
sofisticatissimi sistemi di rilevazione al millimetro. "É
entrata?", "é dentro", "é fuori".
Non nascondo che la cosa
mi dia da pensare. E il calcio é solo un pretesto per, magari, un
discorso più ampio.
Se introducessi la
tecnologia, che per definizione é rigorosamente matematica, in un
gioco, questo non sarebbe più puro diletto, ma ricerca della certa perfezione. Immaginate "la mano di Dio" di Maradona.
Capolavoro assoluto di furbizia, estro, divertimento, insomma di
piacere per gli occhi e per il cuore. E no! Con la telecamera che mi
dice se la palla sia entrata o meno (con certezza matematica!), se il
fallo di mano ci sia o meno...vivremmo in un mondo calcistico (e non
solo) più giusto, più corretto, più matematico. "O si, o no".
Il "forse" e la goliardica discussione che quel "forse
produce"...stop, finito, tutti a nanna. Di sicuro, avremmo, in
tal modo, un calcio più giusto, ma può un piacere, un gioco,
seguire i criteri della giurisprudenza o del calcolo scientifico?
Forse si', ma in tal caso non sarebbe più un diletto, ma una
semplice somma di emozioni "certificate". E, dopo i 90 minuti
regolamentari, torneremo a casa sicuri del risultato, un piacere,
anche questo, attestato da una macchina.
Marco Caccavo
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