Articolo apparso su http://azzurramagazine.wordpress.com/
"Non pensare di fare arte, tu
falla e basta. Lascia che siano gli altri a decidere se é buona o
cattiva, se gli piace o gli faccia schifo. Intanto, mentre gli altri
sono li' a decidere tu fai ancora più arte".
Poche frasi, queste, per sintetizzare
un percorso di vita e d'arte. Stiamo parlando del pensiero di Andy
Warhol, gigante rivoluzionario dell'Arte del XX secolo, di cui il
Palazzo Reale di Milano ha esposto pregiati pezzi fino al 9 di Marzo.
É vero che Warhol é presente in tutti i più importanti musei del
mondo, ma quella di Milano é stata, per cosi' dire, un'esposizione
particolare. Infatti, le opere in mostra erano quelle appartenenti
alla Brant Foundation, collezione di Peter Brant, intimo amico
dell'artista e ventenne acquirente, nel 1967, della prima opera del
padre della Pop Art: quel disegno che renderà la Campbell's soup
emblema della società dei consumi e della riproduzione sempre eguale
a se stessa. La mostra milanese si apre con una sala dove, con
sapienti giochi di luce e musica, lo spettatore é immediatamente
immerso nell'atmosfera della New York anni '60, con musica dei
Velvet Underground, gruppo capitanato da Lou Reed, e immagini della
Factory, atelier/fucina della Pop Art. Proseguendo, l'esposizione si
dirama tra varie sale dove sono esposte le opere che rendono famoso
il marchio Warhol nel mondo: dalle Campbell's soup ai ritratti
serigrafati di Mao Tse-tung o di Liz Taylor, dai modelli di calzature
femminili disegnati da Warhol, passando per le installazioni di
recipienti Kellog's, alle riproduzioni del Cenacolo di
Leonardo da Vinci.
Ma perché una mostra su Warhol? Warhol
é, oggi, più attuale che mai. Infatti, la democratizzazione dei
consumi ci rende sempre più Pop, ovvero Popolari,
attori del consumo sempre giocanti tra poli attrattivi e di
repulsione. Oggi, tutto é Pop: il quotidiano é Pop, Mao é pop,
mangiare un hamburger é Pop. La routine contemporanea, quindi, é
arte? Nell'epoca Pop, si! Utilizzando una celebre espressione di
Warhol, tutto é arte per
quindici minuti,
giusto il tempo, aggiungiamo noi, del colpo d'occhio, della
fruizione, della digestione (dell'hamburger) e tutto torna nella
norma. O no? Tuttavia, a ben vedere, no; infatti la società dei
consumi é formata dalla somma di più quindici
minuti.
Immaginate voi stessi immersi in un turbine di pubblicità a led
colorati, maxi schermi, negozi, gentili commessi e taxi veloci. Tutto
questo dura quindici
minuti...ma,
terminati questi, già siamo polarizzati verso altra luce, verso
altro vivido colore, rimangiamo un altro hambuger, acquistiamo altre
calzature, tutto ritorna, ancora, per
quindici minuti.
Quindici minuti
é, allora, il tempo di ogni opera d'arte Pop, della fama,
dell'oggetto di consumo. La nostra società dura quindici
minuti:
siamo celebri per
quindici minuti
perché siamo consumatori Popolari.
Quindi, la nostra esistenza é legata al consumo, in un dato tempo,
di un prodotto? Nella società Pop, questo il messaggio di Warhol,
parebbe di si'.
Marco Caccavo
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Andy
Warhol
Campbell’s
Soup Can (Chicken With Rice)
1962
Collezione
Brant Foundation
© The
Brant Foundation, Greenwich (CT), USA
© The
Andy Warhol Foundation for the Visual Arts Inc. by SIAE 2013
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