I cocci di disagio
esistenziale sono frammenti di pensieri notturni, pensieri che
sfuggono al volo razionale della civetta d'Atena e che, per acquisire
ontologia, devono dichiararsi su carta. Questa serie di tre poesie,
proposte da Agostino Colamaria, esprimono questo senso altro, questo
scostarsi dalla via illuminata alla ricerca del lumicino che svela
l'umana condizione. Il mescolare la brevità frammentata del verso
con un linguaggio talvolta ricercato, altro ed intimo, rendono,
infine, l'immagine di una coscienza costretta nel quotidiano che si
risveglia e canta quando la civetta tace. 
Buona lettura.
Trasfiguro
in quel che già sono
per ingannare le ore
che mi tengono saldo 
 a un’ indolente sospensione.
Giorni, ore, vite
tutto quel che già so 
s’imprime sfuggente come marchio
di un’inevitabile ignoranza.
Aspetto un rivolo d’aria;
spezzo in più e più 
il circolo di eterne questioni.
Solo un silenzio 
risponde a domande taciute,
sereno in quel che già so 
un passo oltre la morte.
“Sono io il poeta”
E’ di questa natura 
descrivere storie
e narrare cose
con la parola acerba 
più che un frutto
ammantato di vernice.
Relegare memorie
Disunire la logica,
di questa materia
è fatto il pane 
che ogni dì alla bocca
si porta.
E come il presto 
è vaniloquio
così nell’istante 
il tempo crea 
la sua lingua 
di pietra.
Calpestando sudari 
ho trascorso intere notti
a cercare la domanda
esatta a una risposta 
già nota; mentre avvampava 
la chioma funerea
che su me pesava come 
il destino più opprimente
come un passo lungo
quanto il niente prolunga 
il suo cammino verso
il sempre.
Così strozzai un rantolo 
divoratore, guardando con occhi
di mollusco il filo intrecciato
delle mie esanimi parole
sbrindellate, a pezzi sparsi
come il morto mio cuore.
| Civetta Su Grave, Caspar Friedrich, Puskin Museum, Mosca, Russia | 
 
 
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